The following segment offers a selection of essays written by students enrolled in the Advanced Italian Grammar course that Giulia Po DeLisle taught in the Fall 2022.

During the course, students advanced their grammar knowledge and watch La meglio gioventù, a six-hour epic film that follows the life of the Carati family from the early 1960s to the early 2000s. As a final project, students had to choose their favorite character from the film and write an essay making precise references to important historical facts and following specific grammar instructions (such as building sentences with subjunctives, hypothetical sentences, direct or indirect speech, and prepositional verbs).

The essays here below were selected for publication as they distinguished themselves for their content and the proper use of advanced language structures. They present the characters of Nicola, Matteo, Carlo and Adriana.

  • Biographical Statement

    My name is Julian Viviescas Mejia and I am a junior English major with a concentration in journalism and professional writing and an Italian studies minor. I studied one semester at the University of Modena and Reggio Emilia in Italy. This essay is about Nicola from the film La meglio gioventù. I am interested in the character of Nicola because of his resilience in fighting for the rights of mentally disabled patients in Italy and his support for the Basaglia law that prohibited harmful practices in hospitals. In the film, Nicola is a native Roman who studied medicine and later became a psychiatrist. Along with his brother Matteo, they try to help Giorgia, a patient who received electroshocks, but unfortunately, they lose her after police take her away. Nicola would later find Giorgia in another hospital and is able to help her recover to live a normal life.

    Nicola Carati e la malattia mentale in Italia nel film La meglio gioventù

    Nicola Carati è uno dei personaggi principali, insieme al fratello Matteo, del film La Meglio Gioventù del regista Marco Tullio Giordana. Nicola ha una vita piena e partecipa attivamente alla vita pubblica della società italiana, prima come studente, poi come volontario e come medico e psichiatra. Nicola prova a vivere una vita normale da studente insieme a suo fratello. Entrambi, escono con i loro amici e condividono la maggior parte del loro tempo insieme all’università e a casa, ma le loro vite sono molto diverse.

    All’inizio del film, Nicola è uno studente di medicina dell’università di Roma. Lui sa che vuole diventare un medico, ma è indeciso sulla specializzazione che vuole scegliere per il suo futuro. Vediamo però subito che lui è socievole, ma anche molto paziente e premuroso con tutti quelli che incontra. Ad esempio, con Giorgia, una paziente dell’istituto di psichiatria a cui facevano gli elettroshock in ospedale, lui si mostra preoccupato e turbato. Quando Matteo e Nicola decidono di fare un viaggio clandestino a Ravenna, il paese di Giorgia, per trovare la sua famiglia, è Nicola ad aiutarla, a calmarla, a essere gentile con lei. Purtroppo, lei è presa e portata via dai soldati alla stazione dei treni. In questo viaggio, Nicola e Matteo pensano che trovare la famiglia di Giorgia possa aiutarla a curare la sua malattia. Il viaggio non finisce come speravano, però questa esperienza con Giorgia segna Nicola profondamente. Se Nicola non avesse conosciuto Giorgia, molto probabilmente lui non sarebbe diventato uno psichiatra.

    Dopo il suo viaggio in Norvegia – viaggio che doveva fare con gli amici e con il fratello, ma che poi fa da solo – Nicola aiuta come volontario a seguito della famosa alluvione di Firenze del novembre del 1966. Tanti volontari da tutta Italia e da tutto il mondo erano andati a Firenze per aiutare. Nel film, lo vediamo intento a salvare i libri dal fango all’interno di una biblioteca. A Firenze Nicola conosce Giulia che diventa la sua fidanzata. Nicola si trasferisce a Torino dove abita Giulia e in questa nuova città lui diventa uno psichiatra per lavorare con pazienti come Giorgia. Dal film capiamo che Nicola è stato uno studente dello psichiatra e neurologo Franco Basaglia, un vero maestro e pioniere della psichiatria. Nicola dice al fratello Matteo che Basaglia ha la strana idea che i malati non siano dei detenuti ma delle persone, che non devono essere isolati, ma integrati nella società. La Legge 180 del 1978 che si chiama anche Legge Basaglia ha introdotto la revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia. Negli anni, Nicola continua il suo lavoro di psichiatra e riesce anche a ritrovare Giorgia che inizia a curare aiutandola ad inserirsi nella società.

    Nicola è diverso dagli altri personaggi del film. Lui è disciplinato nel suo lavoro come psichiatra e premuroso con la sua famiglia. Matteo si trova perso nella sua vita e cade in depressione, togliendosi la vita. Anche Giulia si perde unendosi alle Brigate Rosse e diventando una terrorista, ma Nicola capisce subito che le idee politiche dei brigatisti sono pericolose e sbagliate. Giulia viene arrestata a Roma grazie a Nicola. Nicola pensa che se avesse parlato con il fratello e con Giulia, avrebbe potuto evitare quei problemi e avrebbe potuto aiutarli di più. Anche se non riesce a salvare il fratello, riesce però a fare arrestare Giulia prima che lei sia uccisa dalla polizia.

    Secondo me, Nicola è un personaggio fondamentale per questa storia. Anche se lui non riesce a evitare che Giulia diventi una brigatista oppure a impedire a Matteo di uccidersi, Nicola capisce i loro difetti. Nel rapporto familiare, Nicola è quello che può avvicinare tutti e creare un ambiente amorevole. Secondo me, lui è bravissimo nella sua capacità di aiutare a cambiare il modo di trattare pazienti con malattie mentali e di offrirgli un futuro migliore con la possibilità di essere inseriti nella società. A me è piaciuto Nicola in particolare per la sua maturità e capacità di affrontare delle situazioni difficili, ma anche perché ci aiuta a capire che tutti hanno dei difetti e che non tutti possono essere eroi.

  • Biographical Statement

    My name is Anthony Amatucci and I am currently a sophomore at UMass Lowell studying political science and economics with a minor in Italian studies. During my time outside the classroom, I am involved in a variety of different groups, including the International Relations Club and Marching Band. My passions have always led me to pursue a variety of different interests throughout my life. Although I was not as initially interested in Matteo’s character when watching La meglio gioventù, I became fully devoted to analyzing the course of his life in the film after it reached its unfortunate culmination. It was a complex experience to witness the decline of Matteo’s mental state both as a result of internal and external factors.

    Matteo, incompreso e solo nella mente

    Cosa succede quando una persona si convince che gli altri sprechino solo il loro tempo quando la aiutano? Matteo può essere spiegato perfettamente da questa domanda. Durante il film La meglio gioventù, Matteo vuole essere il miglior fratello per Nicola, Francesca, e Giovanna ed il miglior figlio per i suoi genitori, ma lui non riesce mai a esprimere i suoi pensieri e il suo amore in un modo comprensibile per le altre persone e non riesce neanche mai ad ascoltare quelli che gli vogliono dare consigli. Matteo legge tantissimi libri, è intelligente, istruito, ma sembra sempre incapace di rapportarsi alla realtà.

    Il primo esempio di questo succede con il suo professore durante un esame di letteratura italiana, quando Matteo rifiuta di spiegare il significato di una poesia. Lui dice al professore che Sennuccio del Bene, il poeta della poesia su cui il professore lo interroga, scrive solo cose vuote e si arrabbia, lasciando l’aula improvvisamente. Se lui avesse accettato la domanda del professore, Matteo avrebbe potuto superare l’esame anche se non gli piaceva Sennuccio del Bene. Però, lui sa che avrebbe mentito a se stesso. In questa scena, sembra che Matteo preferisca fallire piuttosto che discutere apertamente delle sue idee e dialogare, non accetta le critiche del professore, ma questa mentalità lo porta a uno stato di isolamento sociale e famigliare per la maggior parte della sua vita.

    Dopo che lui e Nicola perdono Giorgia e alcuni soldati la portano via dal bar della stazione, Matteo entra nell’esercito nel tentativo di trovare un mondo diverso in cui lui può contribuire alla società ritrovando anche se stesso. Ma questa scelta non lo aiuta davvero. Lo vediamo impegnato a Firenze, dopo l’alluvione del 1966, dove ritrova il fratello dopo il viaggio fallito con Giorgia. Anche qui vediamo il suo amore per i libri, mentre legge in latino un volume ritrovato nel fango, ma vediamo anche il suo tentativo di seguire ordini esterni per dare un ordine alla sua vita che lui non riesce a trovare. Dopo il servizio militare, lui entra in polizia e Matteo e suo fratello si ritrovano ai lati opposti della protesta studentesca della fine degli anni 60, quando studenti e lavoratori occupano le scuole e scioperano per cambiare la società. Matteo dice che come poliziotto lui sta dalla parte dei poveri, ma si scontra con Giulia che invece crede che la polizia stia dalla parte del Governo e del potere. Come poliziotto, Matteo usa il suo lavoro per esprimere le sue frustrazioni, diventa sempre più aggressivo e questa situazione contribuisce a fargli perdere la sua identità.

    Mentre continua a rimanere lontano dalla sua famiglia, Matteo non riesce mai a confrontarsi con gli altri e ad ascoltare le persone che gli stanno vicino, neanche con Mirella, la donna che incontra e che si innamora di lui. Matteo si sente di valere meno degli altri, a un certo punto dice a Mirella che lui si chiama Nicola, perché vorrebbe essere come suo fratello. Mirella dice a Matteo che la vita non è come un libro che lui può chiudere e aprire quando vuole, nella vita deve confrontarsi con gli altri, ma Matteo sceglie di togliersi la vita dopo avere visto la sua famiglia brevemente durante una festa di Capodanno e dopo avere cercato di telefonare a Mirella. Se pensassimo ad una lezione che si può imparare da questo film dalla vita di Matteo, sarebbe che la forza di una persona non viene dalla sua capacità di stare da sola ma invece dal coraggio di chiedere aiuto agli altri.

    Matteo non riesce a trovare una spiegazione o uno scopo esatto per la sua vita, non riesce a trovarlo con Mirella, che faceva emergere le sue qualità migliori, e nemmeno con i membri della sua famiglia. Lui avrebbe potuto trovare pace parlando con queste persone che lo amavano e volevano vederlo felice. Mentre è assolutamente necessario dare agli altri il tempo necessario per esprimersi, è anche importante aiutare le persone a capire che non sono mai da sole quando affrontano le loro lotte. Amici e parenti dovrebbero sempre controllare perché la solitudine potrebbe risultare nello sviluppo di insicurezze come succede nel caso di Matteo.

  • Biographical Statement

    My name is Na’imah White. I am a recent graduate of UMass Lowell who majored in psychology with a minor in Italian. It might be an occupational hazard, but I really love stories that portray the evolutions of complex relationships between people as they grow and change. Therefore, I really enjoyed the character of Carlo in the film series La meglio gioventù (The Best Youth). Though he was a supporting character, I admired Carlo’s growth from a goofy economics college student to a loving father and husband and activist that stands firm in his convictions. As such, I chose to write about him in my final composition below.

    Carlo, uomo amico e onesto

    Carlo è l’amico d’infanzia di Nicola e Matteo, i due protagonisti del film La meglio gioventù diretto da Marco Tullio Giordana. Nel corso del film, Carlo mantiene la sua amicizia con i due fratelli, soprattutto quella con Nicola. Diventa anche un buon amico di Vitale, un operaio conosciuto a Torino che è un altro personaggio secondario del film, il marito di Francesca, la sorella di Matteo e di Nicola, e il padre di due bambini che nascono dal matrimonio con Francesca.

    Le vicende del film ci fanno scoprire molte grandi qualità del personaggio secondario di Carlo. Egli si preoccupa profondamente per i suoi cari e per gli altri e ha un forte senso della giustizia, riuscendo a essere molto coraggioso e a difendere sempre quello in cui crede. Dopo la maturità e il viaggio fallito in Norvegia, lui ritrova Nicola e Matteo a Firenze dove va come volontario per aiutare dopo l'alluvione del 1966. Lui aiuta a pulire la città insieme a tanti altri volontari provenienti da tutto il mondo. Durante gli anni dell'università, Carlo studia economia per la sua laurea. Lui studia prima a Roma e poi, insieme a Nicola, si trasferisce a Torino. Quando si trasferisce a Torino per studiare nella stessa città in cui vuole vivere Nicola per stare con Giulia, lui partecipa alle proteste studentesche del 1968 per migliorare le condizioni della scuola e della società italiana. Studenti come Carlo, provenienti da una famiglia benestante, lottavano in quegli anni per creare un sistema più giusto.

    Dopo la sua laurea, Carlo va a studiare a Londra e poi trova un buon lavoro nella Banca Nazionale Italiana. Lui sa essere un personaggio buffo e simpatico, sa essere un buon amico, ma è anche molto serio quando è necessario. Lui crede fortemente che l'Italia sia corrotta e abbia bisogno di cambiare le sue istituzioni per diventare più trasparente nelle sue operazioni, come fanno i paesi del nord Europa. Quando Carlo diventa un bersaglio del gruppo delle Brigate Rosse, un’organizzazione terroristica di estrema sinistra che opera in Italia dal 1970 fino alla fine degli anni '80, lui non vuole trasferirsi all’estero e decide di rimanere a lavorare in Italia. Le Brigate Rosse sono state responsabili del rapimento e dell'uccisione di molte personalità politiche importanti, come quella di Aldo Moro, il Primo Ministro italiano. Carlo dice a Nicola che la tattica delle Brigate Rosse è quella di “colpirne uno per educarne cento” ma lui sa che scappare significherebbe fare vincere le Brigate Rosse e comportarsi proprio come loro vogliono. Carlo è testardo e rimane a vivere in Italia. Se sua moglie, Francesca, non avesse chiesto aiuto a Giulia, perché lei è una amica vecchia e una membro del gruppo, forse le Brigate Rosse lo avrebbero ucciso.

    Fortunatamente, alla fine del film, Carlo è ancora vivo e sicuramente continuerà a fare cose importanti per migliorare l'Italia. Carlo è un delle ragioni principali perché mi piace molto il film La meglio gioventù. Lui è un personaggio completo che si evolve e ci ricorda di lottare per le cose che amiamo e in cui crediamo. Raccomando a tutti di guardare questo film e spero che lui sia anche il vostro personaggio preferito!

  • Biographical Statement

    My name is Tómas James Medeiros Casey and I am a World Language Major with a concentration in Spanish and Italian and a minor in Portuguese. I was born in Brazil but immigrated to the US in 2001 and have lived here all my life. Since middle school, my passion for learning foreign languages has brought me so many exciting new connections. Some of my favorite things are soccer, music, and great stories, and each of these has pushed me to explore different cultures and learn more about the world. I let my curiosity and the support of those around me drive me forward toward my passions and I am proud of the journey it has taken me on. Also, I enjoy the idea of being able to communicate with 2.3 billion people around the world who speak either English, Spanish, Italian, or Portuguese. I selected Adriana Carati as the character I wanted to write about because she has an incredible life story. To me, she embodies what it means to be strong and proud as she has had to overcome many painful tragedies, but still manages to smile and find some happiness in her life. She is a playful schoolteacher who raised a beautiful family of successful children who adore her. Adriana reminds me of my own grandmother in many ways; both had to cope with the loss of their husbands and of one of their children. Adriana finds new life again when she discovers that her late son had a child, and is able to replace her sadness with new hope and love for her grandchild. I think that her story is very touching and heartbreaking at times, and I think that the actress, Adriana Asti, did an amazing job with her character.

    Adriana Carati: La matriarca

    Adriana Carati è una donna gentile che fa la parte della matriarca nel film La Meglio Gioventù. Adriana è la madre di Giovanna, Nicola, Matteo, e Francesca ed è sposata con Angelo Carati. Lei è una donna che vive attraverso tanti momenti storici: cresce durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale, vive durante gli anni della rivoluzione studentesca quando i suoi figli studiano all’università, assiste agli attentati terroristici nel suo paese e ai cambiamenti politici e alla morte di giudici importanti per opera della mafia. Alla fine, però, tutto quello che vuole è che la sua famiglia sia sana e felice, ma vivrà molte sofferenze.

    All’inizio del film Adriana litiga con Angelo perché lui ha messo un’ipoteca sulla loro casa e questo la rende molto preoccupata. Angelo non è preoccupato come lei perché si considera un grande uomo d’affari e pensa che lei sia troppo razionale e non abbia fantasia come lui che è un uomo del sud. Il film mostra lo stereotipo italiano secondo cui la gente del nord è razionale mentre le persone meridionali sono irrazionali. Ma questo rivela anche le tendenze misogine del marito. Adriana dice a Matteo che se l’ipoteca andasse male, loro finirebbero a dormire sotto i ponti e scherza con Francesca che il divorzio non esiste in Italia come in America.

    Quando Angelo e Adriana vanno all’appartamento di Nicola e Giulia a Torino per conoscere la loro nipote, Sara, scoprono che Nicola è impegnato in tribunale per testimoniare contro uno psichiatra di un manicomio che usava l’elettroshock con i suoi pazienti. Lei va al processo per stare vicina a Nicola e poi rivela a Nicola, dopo il processo, che Angelo ha una malattia molto grave. Lei dice a Nicola di non dire niente al padre. Credo che lei avrebbe voluto che Nicola, un dottore, avesse fatto qualcosa per il padre, ma sapeva che Angelo non sarebbe stato d’accordo. Tristemente, Angelo muore e Adriana rimane vedova e sola. Dopo il funerale, lei spiega a Giovanna che non vuole andare a Milano a vivere con lei perché deve continuare a lavorare. Penso che lei continui a lavorare come insegnante perché il lavoro le dà un senso di vitalità. Lei lavora per molti anni fino alla morte di suo figlio Matteo.

    A Capodanno, Adriana festeggia con la sua famiglia e Matteo arriva in ritardo come sorpresa per lei. Lei gli dice felicemente che sapeva che sarebbe venuto. Se Matteo non fosse venuto alla festa, Adriana non avrebbe più visto suo figlio vivo perché quella notte lui si è suicidato. Questa notizia la rende completamente scioccata e devastata. Il giorno successivo, lei scopre che Matteo è morto e va al suo appartamento con Nicola, Francesca, e Giovanna. Lei dice a Francesca di prendere alcuni sacchetti per portare via i libri di Matteo, ma quando vede che il sangue di Matteo è lavato via dal marciapiede, ha una crisi isterica. I libri di Matteo sono lanciati per terra da Adriana durante la sua crisi di nervi e possiamo vedere il profondo dolore che sente in quel momento. I suoi figli, piangendo, la rassicurano.

    Dopo sette anni, Nicola scopre che Matteo ha avuto un figlio con una donna di nome Mirella. Il figlio si chiama Andrea e lui rivela questa notizia ad Adriana. Loro vanno in Sicilia per conoscere Andrea e Adriana decide di rimanere con Mirella e suo nipote. Vedo questo momento come un salvagente per il suo dolore. Dopo tanti momenti difficili, penso che la scoperta di Andrea le porti nuova vita. Attraverso la storia di Adriana Carati possiamo capire come la vita sia fatta di momenti felici ma anche di tanti momenti dolorosi che dobbiamo sapere accettare e da cui dobbiamo imparare a rialzarci.