Allison Rittweger

Abstract

This essay is about the rampant sexism experienced in Italy through media and specifically films and television. As I explain in the paper, former Prime Minister Silvio Berlusconi (1994-1995, 2001-2006, 2008-2011), who is also the owner of the largest and only Italian television empire, used his control over what aired on TV to influence the mindset of Italian citizens and warp people’s idea of reality. From the stark, serious portrayal of life in cinema during the popularity of neo-realism to male-dominated trash television featuring ‘veline,’ or scantily clad television showgirls, this essay explores the role of media in shaping the public’s sense of reality and their relationship to work and fame.

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  • Il cinema e la televisione hanno sempre avuto un forte impatto nel rappresentare e modellare i comportamenti e le abitudini degli italiani. Partendo da una breve panoramica sulla produzione cinematografica e televisiva italiana, questo saggio si sofferma successivamente sugli sviluppi della cultura televisiva durante gli anni di Berlusconi, per analizzarne le conseguenze sulla società italiana.

    Nel secondo dopoguerra, il cinema italiano neo-realista ha creato capolavori intenti a ritrarre i problemi veri del paese. Un esempio su tutti, Ladri di Biciclette, del regista Vittorio De Sica, racconta la lotta quotidiana dell'uomo comune: povero, disperato, annientato da un sistema sociale che dovrebbe aiutarlo e che invece lo schiaccia. Dopo molti mesi di disoccupazione, il protagonista Antonio Ricci riesce finalmente ad ottenere un impiego con cui può mantenere la moglie e i due figli. Per fare il suo lavoro di attacchino, però, Antonio ha bisogno della sua bicicletta che nel frattempo ha dato in pegno. La moglie decide di rinunciare alle lenzuola del letto per riavere la bicicletta, ma nel suo primo giorno di lavoro, un ladro gliela ruba. Il resto del film diventa un’odissea, un viaggio all’interno della città di Roma e un viaggio introspettivo in cui Antonio perde la sua dignità e la sua salute mentale nel tentativo di recuperare a tutti i costi la bicicletta e, alla fine, diventa così ossessionato che lui stesso finisce per rubare la bicicletta a un altro uomo. De Sica offre una rappresentazione buia e realistica dei problemi degli italiani durante la ricostruzione dopo il ventennio fascista e gli anni della Seconda Guerra Mondiale.

    Accanto al cinema neorealista di forte valore artistico, si era poi sviluppata una televisione ricca di programmi culturali e pedagogici che furono però presto sostituiti, negli anni ’60, da programmi che avevano spesso intenti commerciali e consumistici. Nel campo televisivo, le cose peggiorarono negli anni ’80, quando cominciarono a dominare reti che proponevano spesso spettacoli spazzatura. Un esempio del degrado sono le immagini e l’uso di donne, chiamate anche veline, quasi del tutto svestite e usate come oggetto per il piacere dell’occhio maschile. Questi spettacoli di varietà di grande degrado per le donne e pieni di idee sessiste sono trasmessi ancora oggi. Questa televisione spazzatura è in gran parte coincisa con l’ascesa al potere del magnate commerciale Silvio Berlusconi, proprietario di tre dei canali più popolari in Italia, della rete Mediaset, la rete di trasmissione maggiore del paese accanto alla RAI.

    Nel 1994, Berlusconi fu eletto primo ministro e questo gli permise di mettere al sicuro i suoi interessi commerciali, di essere protetto dalla legge e di controllare la televisione e i giornali, continuando per anni a far crescere il suo impero. L’era del berlusconismo è stata un momento in cui i problemi reali dell’Italia, della politica e delle persone sono stati dimenticati, e in cui sono state favorite invece idee come la fame di denaro e di successo, che sono diventate una priorità per molti cittadini italiani. Una specie di lavaggio del cervello. Berlusconi s’interessava del proprio potere e del proprio arricchimento, ignorando i suoi doveri di primo ministro e la sua responsabilità verso gli italiani, contemporaneamente distraendo i cittadini con immagini perfette e positive di se stesso, e mostrando modelli di vita completamente irraggiungibili ma irresistibilmente desiderabili attraverso la sua televisione. Non c'è da stupirsi nel vedere che tante persone abbiano abbandonato le preoccupazioni verso la realtà sociale e che abbiano sviluppato invece nuove preoccupazioni verso il loro aspetto e status quo.

    Con il passare degli anni, queste immagini, particolarmente quelle delle donne, hanno lasciato un segno sugli spettatori che si sono gradualmente desensibilizzati, come la generazione cresciuta guardando spettacoli come La Pupa e il Secchione, Il Grande Fratello, o altri show che mostrano le veline. Dall'era di Berlusconi in poi la televisione ha provocato un’ossessione per la fama e la celebrità e ha causato un atteggiamento più sessista verso le donne.

    Per avere un'idea chiara di cosa sia stato il berlusconismo, bisogna assolutamente guardare il film Realty di Matteo Garrone. Questo film uscito nell'anno 2012, infatti, è stato pensato per dimostrare al pubblico quello che succede alle persone che non possono resistere al fascino del berlusconismo. Nel film, il protagonista Luciano, un uomo di mezza età che ha una moglie e figli, sogna di diventare una personalità famosa della televisione. All'inizio del film, Luciano ha un negozio di pesce e guadagna i soldi per la sua famiglia con alcuni affari sospetti e con l’aiuto di sua moglie, ma loro non hanno una brutta vita e possono anche comprarsi alcune cose belle, come vediamo nella sua casa: belle sedie, bei mobili, la televisione. Un giorno, Luciano ottiene un’audizione per lo spettacolo Il Grande Fratello; velocemente perde il senso della realtà e si perde nel sogno di essere un uomo dello spettacolo.

    Il desiderio di Luciano di essere al centro dell’attenzione è evidente fin dalla prima scena del film, quando lui si esibisce come una drag queen alla festa di nozze, ma il controllo sulla realtà lo perde davvero solo dopo l’audizione, quando intravede come potrebbe essere la sua vita se diventasse una star della televisione, e così cresce la sua ossessione di diventare famoso. Nel corso del film, diventa sempre più pazzo e con le sue azioni allontana da sé tutte le persone della sua vita, compresi la moglie e i figli. Regala la mobilia della sua famiglia alle persone senza casa, offre il pesce gratuitamente, e compra ad un uomo senza casa un pasto, ma fa tutto questo perché crede che così facendo potrà partecipare allo spettacolo. Le sue buone azioni sono vuote e non hanno significato perché vengono dal suo desiderio egoistico di essere famoso e non da un vero desiderio altruistico. Questo dimostra una sconnessione profonda tra la sua morale originale nel tentativo di essere un buon marito, padre, amico e uomo d’affari e il suo comportamento successivo. In una scena del film, Luciano si chiude nella sua camera per guardare da solo Il Grande Fratello: non mangia, non dorme e non comunica con i suoi amici e con la sua famiglia. Nonostante le sue azioni siano drammatizzate, i comportamenti del protagonista e la sua perdita di morale diventano una rappresentazione accurata degli effetti della televisione durante gli anni del berlusconismo.

    Luciano è l’esempio delle conseguenze che il desiderio di fama televisiva può avere sugli uomini, ma l’effetto sulle donne è completamente diverso. Durante gli anni ‘90, le veline sono diventate donne molto popolari grazie alla televisione che le utilizza ancora oggi solo per il loro aspetto. Dato che queste posizioni televisive non richiedono un talento particolare, ma solo un bell’aspetto fisico, è stato più facile per le donne che per gli uomini ottenere un ruolo in televisione. Sebbene il desiderio di celebrità fosse simile tra gli uomini e le donne, i ruoli che potevano occupare nei programmi erano molto diversi. L’idea di facile fama e successo ha portato alcune donne a voler diventare veline, nell’idea che questa fosse una strada semplice e comoda verso il successo, la ricchezza, o verso un matrimonio di convenienza. 

    Diventando veline, le ragazze potevano e possono raggiungere il sogno di diventare ricche e famose, ma questo avviene a costo della loro dignità e della loro immagine. In Italia, infatti, gli uomini hanno dominato per secoli in posizioni d’influenza politica e culturale, e la televisione, a causa di fenomeni come quello delle veline, ha confermato la difficoltà di cambiare lo status subalterno della donna. Il sessismo correva e corre dilagante attraverso il cavo. Da un video trasmesso dalla SBS Dateline con il titolo Le Donne di Berlusconi si può vedere una sequenza in cui appare Lorella Zanardo, la regista che ha diretto il documentario Il Corpo delle Donne. La regista italiana riflette su una scena di uno spettacolo televisivo delle reti di Mediaset e afferma: “la cosa più scioccante che ho visto era una donna appesa come un maiale e timbrata sul culo come un prosciutto, come un animale. Ricordo di essermi messa a piangere. Ero triste perché, come donna, ho sentito quest’azione umiliante sul mio corpo” (Zanardo, 3:03). La Zanardo afferma anche che “le persone si abituano a queste immagini” (Zanardo, 6:05).

    Per quanto riguarda gli uomini, essi occupano sempre un ruolo televisivo di rilievo, dominano e dirigono durante la trasmissione. Dal documentario Videocracy, emerge una situazione degradante. Si vede, ad esempio, come durante uno spettacolo a quiz, le persone telefonano per partecipare ad un gioco e, se rispondono correttamente a delle domande, una donna si toglie un capo d’abbigliamento. Gli uomini nello spettacolo sono in una posizione di potere, operano al telefono e possano rilassarsi mentre guardano la donna in primo piano che si spoglia lentamente. La donna indossa una maschera, probabilmente per nascondere e proteggere la sua identità, ma anche la maschera contribuisce a farla diventare ancora di più un oggetto sessuale. Durante la prima parte di Videocracy poi vediamo spettacoli in cui ci sono sempre un conduttore maschile e belle donne come concorrenti. La dinamica rimane la stessa, con gli uomini in una posizione di autorità, sempre in grado di dirigere le donne come vogliono. Da una clip nel video da SBS Dateline vediamo inoltre il momento di uno spettacolo in cui un ospite maschile dice a una donna (probabilmente una concorrente) di “entrare nella doccia.” Lei ovviamente entra in una piccola doccia sul set e il pubblico può vederla mentre il suo corpo si bagna indossando un vestito stretto. Questo è un altro esempio di uomini che si trovano in una posizione di potere mentre conducono gli spettacoli, mentre le donne occupano un ruolo inferiore e di poca importanza.

    È chiaro che queste immagini, temi e idee hanno fatto presa sulla vita delle persone, cominciando a cambiarne la realtà. All'inizio di Videocracy viene mostrato allo spettatore un esempio della generazione cresciuta guardando la tv spazzatura: il regista incontra un giovane ragazzo di nome Riccardo, la cui vita presenta diverse somiglianze con quella di Luciano nel film Reality. Lui pratica diverse discipline: arti marziali, canto e danza, e le usa per fare le audizioni per spettacoli in cerca di talenti, nella speranza di diventare famoso. Riccardo conosce il potere della televisione e pensa che se andrà in TV, “sarà ricordato per sempre” (Riccardo, 6:20). Lui, come Luciano, vorrebbe partecipare al Grande Fratello e crede che, se riuscisse a diventare un concorrente, “non [avrebbe] più problemi” (Riccardo, 7:18). L’idea che i problemi della vita possano essere risolti con la fama che deriva da un reality show è estremamente problematica. Invece di imparare fin da piccoli a perseguire un'educazione e trovare felicità in se stessi, o anche a lavorare, e a trovare un lavoro che dia stabilità con un buon salario, i giovani come Riccardo sono cresciuti con l’idea che la fama sia la risposta a tutti i problemi. Pensano che la fama sia a portata di mano e non si concentrano su obiettivi realistici a lungo termine.

    Gli effetti negativi della televisione sulla mentalità degli italiani hanno molte implicazioni dannose, ma uno dei peggiori risultati di quest’ossessione per la televisione è il sessismo che ha fatto seguito all’uso del corpo delle donne e alla immagini offerte dalla televisione. Berlusconi stesso continua ancora oggi a danneggiare le immagini delle donne. L’articolo del 2010 apparso su Newsweek dal titolo “Bunga-Bunga Nation: Berlusconi’s Italy Hurts Women,” affronta il problema di petto. Il titolo parla delle feste organizzate dall’ex primo ministro, feste che sono state anche definite vere e proprie “orge” visto il grande numero di donne giovani e belle che vi partecipavano, mostrandosi sexy solo per il piacere di Berlusconi. L’autrice dell’articolo, Barbie Nadaeu, spiega che, “mentre altri paesi d’Europa promuovono attivamente la partità dei sessi come fondamento per costruire una nazione più prospera, Berlusconi ha indirizzato il cambiamento in direzione opposta, opprimendo le donne e creando un mondo in cui esse sono viste prima di tutti come oggetti sessuali e mai come professioniste alla pari degli uomini.” Su questo punto, una statistica riportata nell'articolo dice che solo il 45% delle donne italiane lavora fuori casa, rispetto all’ 80% di donne in Norvegia e al 72% in Inghilterra. L’Italia presenta la percentuale più bassa rispetto a tutte le altri nazioni dell'Unione Europea, e questo mostra chiaramente la mancanza di qualsiasi sforzo per iniziare un programma politico che promuovesse la parità dei sessi sul posto di lavoro o, in generale, nella società italiana. L’ex primo ministro ha dimostrato che la parità di genere non fosse tra le sue priorità. Berlusconi ha anche assunto alcune delle veline che lavoravano nel mondo dello spettacolo per lavorare con lui al governo. Invece di assumere donne qualificate e professioniste, “ha designato un’ex-velina, Mara Carfagna, come ministra italiana delle pari opportunità. I calendari con le sue foto in topless sono ancora appesi alle pareti delle sale retrostanti il Parlamento italiano” (Nadaeu). Non solo tutto questo è un enorme insulto alle donne con qualifiche politiche e con esperienza, ma è anche degradante per le donne che lavorano in televisione e che vengono nominate ministre da Berlusconi. Anche se queste donne possono considerare il lavoro politico come una promozione, il pubblico, così come anche Berlusconi e gli altri uomini nel Parlamento, sanno che si tratta di una presa in giro. 

    L’atteggiamento dell’ex primo ministro verso le donne e il tipo di trasmissioni televisive che lui offre al pubblico sule sue reti sono esempi terribili da seguire; tuttavia, anche se si tratta di esempi negativi, sono seguiti dal pubblico. Un articolo su The Guardian spiega che, gli uomini “possono essere anti-Berlusconiani, eppure fanno ancora battute sulle donne alla maniera di Berlusconi, e chi si offende è solo una donna sciocca; e se vogliono godersi uno spettacolo di stelle di secondo rango, basta che accendano la TV su un canale Mediaset per guardare quelle veline mute ma mezze nude inventate da Berlusconi. Circa l’80% degli italiani riceve la maggior parte delle notizie dalle reti Rai e da Mediaset, tutte, indirettamente o direttamente, controllate dal primo ministro” (Rodotà). Il risultato del berlusconismo è una realtà in cui tante donne italiane devono affrontare ogni giorno il pregiudizio degli uomini.

    Ma c’e’ anche di peggio del pregiudizio: le donne italiane devono anche confrontarsi con veri e propri pericoli fisici, come risultato della cultura sessista generata da Berlusconi. Secondo The Local, un sito di notizie italiano scritto in inglese, “in Italia nel 2016, sono state assassinate 150 donne, mentre nel 2015 il numero era più basso, 142, e, nei primi dieci mesi del 2017, il numero di donne assassinate in Italia è di 114” (The Local, 2017). Questa recente statistica mostra che le ripercussioni del tipo di televisione fatta da Berlusconi possano durare a lungo: quello che potrebbe essere iniziato come una cosa apparentemente innocua – commenti ironici e immagini sexy delle donne – ha invece avuto un impatto grave e spaventoso sulla società italiana, e sul modo in cui le persone considerano accettabile trattare le donne. Come riassume bene l’articolo, “la violenza contro le donne rimane pervasiva in una cultura patriarcale che ignora o giustifica l’abuso come una cosa normale nei rapporti uomo-donna.” (The Local, 2017). Quello che vediamo in televisione e nei film ha portato a gravi conseguenze nel mondo reale, in particolare nel modo in cui gli uomini percepiscono le donne solo come oggetti.

    A causa del modo in cui Berlusconi ha gestito per molti decenni il potere televisivo, e a causa degli spettacoli che sono stati trasmessi, il sessismo è purtroppo diventato un grande problema in Italia. L’articolo su Newsweek nota, in maniera acuta, che: “ci vorranno italiani di entrambi i sessi per riprogrammare il loro modo di pensare qualora alcun progresso sarà fatto. Solo cambiare canale, non sarà abbastanza” (Nadaeu). Questo è vero, ma molte persone si sentono paralizzate nella società di oggi, costrette a dover guardare le trasmissioni di Berlusconi perché è lui che controlla il 95% delle reti televisive. Come ha affermato Concetta di Somma nella sua citazione nell’articolo su Newsweek: “la loro unica forma di protesta è cambiare canale. Ma quando anche la ragazza che presenta le previsioni del tempo mostra la sua scollatura, se protesti con il telecomando, ti perdi le notizie” (Nadaeu). Per adesso, il sessismo rimane una realtà dilagante che sta trasformando in peggio la società, ma gli italiani devono rimanere fiduciosi per il futuro delle donne.

  • My name is Allison Rittweger and I am a junior at UMass Lowell studying Italian and Spanish and minoring in History. I chose to major in two languages because I found throughout high school and upon returning to an Italian class in college, that it is truly a passion of mine. I also enjoy singing, playing the ukulele, and using those skills together to write my own music. My career goals reflect both these passions, as I would love to be able to turn my music into a sustainable career, but expect to use my degree in Italian and Spanish to do translating work for a successful company or even the UN. I hope my love for language acquisition comes through in this translation of the essay I wrote for one of my classes.