Amanda Bambrick

Abstract

Dr. Eugenia Paulicelli is a professor as well as the founder and director of the Fashion Studies Program at The Graduate Center of the City University of New York. She visited UMass Lowell last fall to give a speech on fashion as it relates to global identity. Professor Paulicelli sat down with our conversational Italian class to answer our questions. She described the traditional roles that women used to have in some of the smaller southern villages of Italy, and talked about her decision to break away from the old sets of values. We learned of her journey from Italy to the United States to pursue her doctorate degree. Then our conversation delved into the evolution of fashion, and the professor informed us of the influences it has on national identities and global consumerism. What I learned from Eugenia Paulicelli was the sentimental value and importance of fashion as something immaterial; she explained that fashion can forge bonds between the hands and bodies that it touches.

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  • Eugenia Paulicelli during her presentation on Italian Style at the O’Leary Library, Lowell

    Eugenia Paulicelli during her presentation on Italian Style at the O’Leary Library, Lowell.

    Eugenia Paulicelli ѐ una delle professoresse più all’avanguardia sulle questioni della moda: ѐ fondatrice e direttrice del programma di studi della moda al Graduate Center della City University of New York e di Queens College, e la sua conoscenza profonda risulta evidente dal suo ampio lavoro di pubblicazione, da Fashion under Fascism (2004), al suo ultimo libro Italian Style: Fashion & Film from Early Cinema to the Digital Age (2016). Nei suoi testi lei parla dell’importanza della moda durante il fascismo, dell’evoluzione dell’industria della moda, del suo essere multiforme, dell’influenza che essa ha sull’identità nazionale e del legame tra cinema e moda.

    La professoressa Paulicelli ha recentemente visitato l’Università di Lowell e abbiamo avuto l’onore di intervistarla durante una lezione di conversazione italiana. Io ero totalmente estranea al mondo della moda, ma ho imparato molto su di essa e sulla cultura italiana perché la professoressa ha condiviso con noi non solo episodi della sua vita personale, ma anche le sue conoscenze sull’importanza della moda e sull’impatto che essa ha sulla scala globale. Vorrei qui parlare di questo incontro e delle cose che ho imparato durante l’intervista.

    La professoressa ha lasciato l’Italia per venire in America e completare il suo dottorato di studi in italiano e francese all’Università del Wisconsin, a Madison. “Sono nata in un paese del sud d’Italia,” ci ha detto, “la mentalità non era molto aperta, le donne erano soprattutto madri oppure mogli. Non ho mai creduto che questo fosse l’unico destino delle donne. C’era una situazione che non mi aiutava a crescere, ma i miei genitori mi hanno incoraggiato. Nella mia scala di valori al primo posto c’era la cultura…la scelta di partire ѐ stata difficile, però liberatoria per me.” Ci ha spiegato che nella vita: “Si può fare tutto. Le donne possono fare tutto. Bisogna solo avere il desiderio, la passione, per quello che si fa, la determinazione di continuare se ci sono difficoltà.”

    La moda ѐ sempre stata presente nella sua vita. Quando la classe le ha domandato se si fosse sempre interessata di moda, oppure se questo interesse fosse cominciato in un momento preciso della sua vita, lei ci ha spiegato che le erano sempre piaciute le arti visive, dipingere, disegnare, e che le erano sempre piaciuti gli abiti della madre che ogni tanto “rubava dall’armadio.”

    Eugenia Paulicelli poses for a picture with students in the Italian Conversation course, McGauvran building, Lowell.

    Eugenia Paulicelli poses for a picture with students in the Italian Conversation course, McGauvran building, Lowell.

    La dottoressa Paulicelli ha poi elaborato su questioni che riguardano la politica e l’estetica. Ci ha spiegato che negli anni ’70 c’era una forte tensione tra la politica e il rapporto con l’estetica, e negli anni ‘80 e ’90 le cose hanno cominciato a cambiare. Si sono ripensati gli spazi tradizionali delle donne, il lavoro, e anche il significato del vestire o dell’uso del trucco.

    La moda ѐ una cosa molto complessa che si lega all’identità, al corpo e anche alla memoria. La professoressa ci ha fatto capire che un vestito non ѐ un oggetto che si mette su un tavolo, ma qualcosa che si porta addosso, e quindi ѐ inevitabile il rapporto con il corpo e con il nostro modo di sentirci e indentificarci. Ci ha parlato anche di un testo di Peter Stallybrass, “Mondi Indossati,” in cui il critico riflette sull’emozione provata mentre, durante una conferenza, indossava la giacca che era appartenuta a un amico morto. Un vestito, dunque, può ricostruire una memoria, e diventare un modo per collegare gli indumenti con i ricordi. Credo che la decelerazione del consumo di materiali possa essere un modo per apprezzare i vecchi indumenti e le memorie che essi si portano dentro.

    Un’altra idea importante emersa nel nostro dialogo ѐ quella della sostenibilità, del riutilizzare, dal riciclare. Siamo in un periodo di produzione di massa e grande consumismo. Penso che sia questa la ragione per cui la professoressa ha mostrato esitazione quando le abbiamo domandato come sarà la moda in futuro. Lei ha risposto che il futuro ѐ molto vago. Ci sono stati molti cambiamenti e tanto progresso, dagli anni ’20, durante il fascismo, ad oggi! In quel periodo, secondo Paulicelli, “la moda era stupenda.” Oggi, invece, c’ѐ troppo nell’industria, e anche se ci sono grosse marche, manca una direzione precisa e ci sono problemi di sfruttamento dei lavoratori. Allo stesso tempo, ci sono anche nuove tecnologie che contribuiscono ad un nuovo tipo di produzione, e nuovi importanti lavori artigianali che contrastano le grandi marche.

    Insomma, ѐ chiaro che la moda ha un grande impatto sulla vita e sul lavoro della professoressa Paulicelli. Adesso, capisco il significato delle sue parole quando ha detto che: “la moda ha tante manifestazioni, ѐ un campo che mi fa pensare a tante cose e mi diletta.” In effetti, la moda ha tante sfumature, alcune belle, altre meno belle, ma la scoperta del legame che la moda ha con il corpo, il ricordo, l’identità è stata per me una scoperta molto affascinante.

  • Amanda Bambrick is from and lives in Lowell, MA. She will graduate in the winter of 2017 with a bachelor’s in Psychology and minor in Italian. She tutors Italian at UMass Lowell, and also works as a paraprofessional at the Collegiate Charter School of Lowell. She loves her German shepherd, Luca, who enjoys going for walks and playing hide and seek. Amanda hopes to further her Italian studies in San Francisco in a Master’s program in Berkeley, CA.