Abstract

This essay analyzes one of Andrea De Carlo’s most famous works, Due di Due, a book I read in a Directed Study in Italian Literature that I completed in the Fall 2020 with Professor Po DeLisle. Partly based on his own experiences, the book tells a story of two friends who meet in high school and keep in contact with each other throughout their lives. Set in the turbulent 1960s’, 1970’s and 1980’s Italy, the book tells how the two friends go through the different phases of life, from the hectic high school years through young adulthood and finally to maturity. The essay looks at the nature of their friendship, how their different personalities both complement each other and clash together. And it takes a look at how each friend views life, how each faces the problems that comes his way, and ultimately which of the two was wiser and a more sincere friend.

“L’amicizia in Due di due di Andrea de Carlo”

Tra le letture fatte nel mio ultimo corso di letteratura italiana, il romanzo Due di Due di Andrea De Carlo, pubblicato nel 1989, è stato uno dei miei libri preferiti. Credo sia perché questo testo mi ha fatto riflettere sul significato dell’amicizia che per me è un sentimento molto importante. L’amicizia può essere spiegata in molti modi, ma secondo me, un’amicizia vera è quando due persone si vogliono bene nonostante siano diverse. Un vero amico ti aiuta a diventare una persona migliore e ti supporta nei momenti difficili: quando c’è una morte, quando perdi il tuo lavoro, quando la vita ti “lancia le sue palle curve” e ti mette alla prova. Anche quando non si abita insieme o vicino o nello stesso paese, con un vero amico si mantiene sempre un rapporto forte che aiuta nel percorso della vita.

Nel romanzo Due di Due, i due protagonisti, Mario e Guido, sono l’esempio di un’amicizia che nasce durante gli studi alle scuole superiori e si sviluppa negli anni. Mario, che è anche il narratore della storia e ci racconta il passato dal suo punto di vista, è un ragazzo tranquillo e timido, mentre Guido è socievole ed estroverso con una personalità molto forte. I due sono così diversi che a un primo sguardo ci si chiede come sia possibile che possano essere amici. Mario e Guido sono esattamente complementari, non hanno niente in comune, tranne la voglia di crescere e migliorarsi. Mario sembra essere attratto da Guido, dalla sua diversità, e questa diversità li unisce e solidifica la loro amicizia, che è fatta di poche parole, ma è piena di emozioni profonde, soprattutto da parte di Mario che nel corso della storia si dimostra senza dubbio l’amico migliore, sempre pronto ad aiutare Guido in ogni momento di difficoltà.

Nel corso della storia, il narratore ci fa capire come era la vita italiana durante gli anni sessanta, settanta, e ottanta, anni molto complessi per l’Italia che stava cambiando drasticamente attraverso le lotte degli studenti, degli operai e delle femministe per una società più giusta e laica. All’inizio del racconto, negli anni sessanta, i due protagonisti provano a sopravvivere durante gli anni della scuola superiore. In questa parte del libro, scopriamo le loro difficoltà di crescita attraverso la descrizione e il racconto di un sistema scolastico pieno di materie obsolete, di insegnanti severi e gelosi e caratterizzato da una atmosfera che contribuisce poco alla educazione dei giovani. Curiosamente, è questa situazione di fallimento all’interno della scuola che unisce i protagonisti e costruisce la loro amicizia. Entrambi vogliono di più, vogliono imparare di più e andare oltre i programmi limitati e limitanti della scuola. Per loro la scuola diventa una specie di “prigione sociale” (Andrea De Carlo, 2009).

Guido è la persona più aperta e strenua dei due. Vediamo come lui si mette in prima fila per protestare contro il sistema scolastico, provando ad aiutare i gruppi degli studenti che protestano. Lui non ha paura di prendere in mano il microfono e parlare a voce alta per farsi sentire durante gli scioperi. Il narratore descrive una scena molto divertente in cui gli studenti girano i loro banchi prima che l’insegnante arrivi in classe e si fanno trovare tutti di spalle. L’insegnate si arrabbia, si mette a piangere, poi grida contro i ragazzi che non cooperano con gli insegnanti.

Guido non partecipa solo alle proteste di gruppo. Una volta, quando l’insegnante gli chiede di leggere il manuale di greco, anziché tradurre il testo comincia a recitare la favola dei tre porcellini. La professoressa, completamente scioccata, inizia a urlare a Guido e lo manda dal preside, ma la reazione dell’insegnante serve solo a rinforzare i sentimenti negativi di Guido verso il sistema scolastico. Il punto fondamentale, comunque, è che studenti come Guido non protestano perché non hanno voglia di studiare, ma perché vorrebbero imparare di più ed essere esposti a nuovi programmi. A volte, infatti, lui non va a scuola e passa il suo tempo a leggere le opere di Marx e Lenin o legge libri di letteratura americana per aprirsi ad altre culture. Mario è molto diverso, non partecipa così attivamente come Guido, tacita e rimane in disparte, osserva, ma supporta e aiuta sempre il suo amico, stando sempre al suo fianco.

Oltre alle esperienze della scuola, i protagonisti vivono anche le prime avventure con le ragazze, a Milano e sull’isola di Lesvos, in Grecia. Guido è carismatico e socievole, è molto popolare con le ragazze e non ha paura di parlare con loro. Mario invece è timido e insicuro, e non ha molto successo con le donne. È chiaro che lui deve trovare se stesso prima di trovare il coraggio di parlare agli altri, ma per Guido, Mario c’è sempre, ed è sempre pronto ad aiutarlo e a stare con lui.

Inizialmente Mario vorrebbe essere più espansivo e aperto, vorrebbe assomigliare a Guido, ma questo non è possibile perché Mario è troppo diverso e non potrebbe mai essere come lui. Come ci dice anche il titolo del libro, loro sono “due di due” e non possono essere la stessa persona o fare la stessa vita.

Nel corso degli anni, i due protagonisti maturano e prendono strade molto differenti. Guido vuole sempre cambiare, lui ha questa voglia di cambiamento che lo stimola per tutta la vita. Vuole essere felice cercando quello che non ha, ma è proprio questa sua continua ricerca, spingendosi oltre ai limiti, che lo rende infelice, perché alla fine non riesce mai a trovare quello che vuole e perde se stesso. Fa il giro del mondo, va da un paese all’altro, da una donna all’altra, cercando sempre la felicità, ma finisce sempre per essere deluso e inizia ad usare anche le droghe. Mario invece, dopo la morte di suo padre, impara che la felicità può essere trovata solamente in se stesso e nelle sue azioni. Si accorge che lui stesso deve creare per sé la vita che vuole. Quindi, dopo qualche anno all’università, sentendosi molto insoddisfatto, capisce che deve cambiare strada e fare quello che si sente di fare, non quello che gli altri vogliono per lui. Con i soldi che il padre gli ha lasciato, compra due case diroccate vicino al paese di Gubbio, in Umbria, e costruisce la sua vita con il desiderio di essere completamente indipendente da tutto e da tutti.

La vita che ha a Gubbio è completamente diversa da quella che aveva a Milano, una città che Mario e Guido odiavano. Milano era sporca, troppo industrializzata e trafficata. Non riusciva ad essere felice in quel posto. Ma a Gubbio può essere felice. Lavora con le mani, ristrutturando le due case e lavorando duramente per renderle vivibili. Conosce una ragazza e insieme imparano ad apprezzare la bellezza della natura e del silenzio, coltivano un frutteto e producono marmellate organiche e sane. Mario cresce una famiglia e riesce a costruirsi una vita stabile e indipendente in cui non ha bisogno di dipendere da nessuno.

Mario e Guido continuano a cercarsi nel corso degli anni, aiutandosi quando possono. Mario, ad esempio, incoraggia Guido a pubblicare un manoscritto su cui ha lavorato, e lascia che lui abiti nella sua villa per permettergli di concentrarsi sul suo lavoro. Quando poi la ragazza di Guido, Chiara, rimane incita, Mario e la sua famiglia stanno con loro e li assistono. Durante il racconto, Mario si rivela essere l’amico migliore tra i due. Mario cerca Guido, non perché abbia bisogno di lui, ma perché gli vuole bene. Al contrario, Guido gli vuole bene, lo incoraggia anche ad affinare la sua fattoria e ad essere più indipendente, ma è abbastanza egoista e cerca Mario quando ha bisogno di lui. Nonostante questo, Mario è legato a Guido, e si comporta sempre da vero amico, senza pensare alle ragioni che spingono Guido a cercarlo. In età adulta, Mario capisce di essere un punto di riferimento per Guido, un po’ come Guido lo era stato quando erano giovani.

Purtroppo, nonostante gli aiuti di Mario, Guido rimane insoddisfatto della sua vita e di quello che è riuscito a fare e muore in un incidente di macchina. Ubriaco, infatti, va a sbattere contro un palo. La brusca fine mi ha sorpreso, ma credo che la tragica morte di Guido e la fine della sua storia rappresentino l’apice della differenza tra i due amici. Anche l’atto finale di Mario di incendiare la seconda casa simboleggia la fine della storia tragica di Guido. Alla fattoria di Mario, c’erano infatti due case: una in cui Mario abitava e un’altra vuota che non era mai stata finita. Credo che le due case simboleggino i due amici. Una era organizzata, pulita, e piena di vita. L’altra avrebbe potuto essere come la prima, ma era invece trascurata e rimaneva sempre vuota. Alla fine del racconto e dopo la morte di Guido, Mario decide di bruciare quella seconda casa mai finita, dando fine alla storia drammatica dell’amico e marcando in un gesto finale la loro diversità.

Il romanzo Due di Due presenta la storia di due amici diversi nella loro mentalità, nella loro personalità, e nelle loro idee. Da giovani sono animati dalla voglia di avere nuove esperienze: Guido è pieno di confidenza ed energia, mentre Mario è un ragazzo timido e insicuro, che vede in Guido tutto quello che vorrebbe essere. Ma nell’età adulta, i loro ruoli si invertono, Guido si perde e si condanna a una vita infelice, mentre Mario impara a essere se stesso e trova nella semplicità e nella natura la forza di vivere e la sua indipendenza.

Bibliografia

Bio - Joseph Eluszkievicz

I was born in Boston, and I live in Methuen, Massachusetts. At the University of Massachusetts Lowell, I am majoring in Criminal Justice and in World Languages. My parents emigrated from Poland during the 1980’s and 1990’s, so I grew up speaking Polish and being surrounded by Polish culture. I am currently studying Italian and Spanish. I work as a radio dispatcher and aspire to become a police officer. I am very interested in foreign languages and want to use them in my future career in law enforcement. I love travelling, going often to Poland to visit family, and I hope to study abroad in Spain before graduation.